È giunto marzo. Sono a casa, stesa sul divano con in mano il mio tea e i miei cari libri. Oggi decido di non leggere il solito romanzo ma quel libricino della Puglia che è lì, sulla libreria: voglio saperne di più delle famose gravine.
L’argomento mi aveva già incuriosito quel pomeriggio a Taranto, l’incontro con il giornalista Paolo Rumiz sulla via Appia, il quale aveva accennato a questi territori al confine tra Puglia e Basilicata, aveva stuzzicato la mia curiosità sulle gravine.
Decido di informarmi e con stupore noto quanto poco conosca ancora della mia Puglia.
“Devo recuperare” , penso.
Così un pomeriggio mentre parlo dell’arrivo della bella stagione con il mio compagno di vita e di viaggi Antonio esclamo: “Andiamo a zonzo a Nordovest!!” .
Mi guarda e sorridendomi mi accusa di copiare un noto programma di un altrettanto noto conduttore (sì proprio lui, Alberto Angela). Annuisco (mi domando come faccia a sopportare i miei soliloqui ogni volta che gli racconto delle mie piccole scoperte) e Antonio decide che è un’ottima idea.
Così lascio l’entroterra oritano con i suoi piccoli monti e lo raggiungo a Taranto, da lì avrà inizio la nostra avventura sull’Altopiano delle Murge: Prima Tappa Gravina in Puglia.
Arrivo a Gravina in Puglia
Per prima cosa vogliamo osservare da vicino una gravina, un crepaccio profondo, scavato nella roccia calcarea dal torrente Gravina , molto simile a un Canyon ; non a caso Paolo Rumiz l’ha definita “l’Arizona di Puglia”.
Il paesaggio che si presenta davanti è unico nel suo genere. Osserviamo grotte che l’uomo ha scavato nei secoli , testimonianza di come ha vissuto in perfetta simbiosi con l’ambiente che lo circonda. Rimaniamo fermi lì a Fondovico ad ascoltare ogni suono: l’acqua del piccolo torrente; il soffiar del vento che ci accarezza; il cinguettare degli uccelli e il chiacchiericcio degli abitanti occupati nelle loro faccende. È ora di pranzo e i profumi delle pietanze raggiungono i nostri sensi. Abbiamo fame, così decidiamo di fare la nostra pausa pranzo proprio lì , mentre osserviamo quella groviera di camere scavate nella roccia per ogni uso e , tra un boccone e l’altro, ci immaginiamo la vita degli abitanti di quei luoghi, occupati fino a qualche ventennio fa.
Le oltre 100 chiese rupestri
Subito dopo riprendiamo il cammino nella città e visitiamo la chiesa rupestre di San Michele delle Grotte ed è qui che incontriamo per caso una donna che ci spiega che la gravina nasconde oltre 100 chiese rupestri, molte delle quali ancora poco agibili.
Dopo tale affermazione ci rendiamo conto della Sacralità che nasconde questo luogo. L’atmosfera tangibile è qualcosa che va al di là della solita venerabilità alla quale siamo abituati. C’è una quiete , una calma che ogni uomo, giunto fin qui, ha percepito.
Credo che l’insediamento di determinati luoghi non avvenga solo per necessità pratiche, ma anche per il benessere dello spirito che solo alcuni posti sanno regalare.
Passeggiata tra i Sassi
Le stesse sensazioni provate a Gravina si ripresentano a Matera , mentre sono seduta sul Sasso Caveoso , quello che definirei più rustico. Con occhi socchiusi e le orecchie attente ad ascoltare il zinzilulare delle rondini, la Primavera mi annunciava il suo arrivo.
Che sensazione sublime!!
Matera, la Città dei Sassi e Capitale Europea della cultura 2019, è la nostra seconda tappa.
Come Gravina è costruita nella roccia lungo la gravina, strutturata in due grandi anfiteatri naturali il Sasso Caveoso, il Sasso Barisano e al centro la Civita sormontata dalla bellissima Cattedrale. Passeggiando nella città è un continuo sali e scendi tra le piccole scalinate, vie strette che ti conduco in posti dove è possibile ammirare la città da diverse angolazioni.
“Sembra di camminare sui tetti” esclama Antonio.
È possibile visitare chiese rupestri e gli appartamenti situate nelle cavità dei Sassi che mostrano il modo di vivere degli abitanti prima del trasferimento nelle case popolari, voluto da De Gasperi.
Il tutto non mi giunge nuovo, le testimonianze portano alla mia memoria i racconti dei miei nonni quando mi descrivevano la loro giovinezza in cui il tempo era scandito dalla raccolta e dalle stagioni.
Curiosità
Abbiamo passeggiato molto in questo viaggio, osservato le meraviglie architettoniche delle due città, parlato con i loro abitanti:
l’uomo con le chiavi della città, il “San Pietro” di Gravina è stato il nostro compagno di scoperte nella favolosa Basilica Cattedrale Santa Maria Assunta e nella cappella degli Orsini;
l’anziano materano fermo a ricordare la sua gioventù in quella terra, ci ha raccontato con orgoglio la storia della città, ora Patrimonio dell’Unesco.
Due giorni intensi, le peripezie non sono mancate: il perdersi e il ritrovarsi nelle vie strettissime del centro storico di Gravina e rischiando di rimanervi incastrati anche con l’auto (e persone che spuntavano sui balconi per aiutarci, che storia..)!
Per fortuna c’era lei, la natura, la nostra amica fidata, ci ha fatto compagnia e ha reso il viaggio meraviglioso. Penso alle campagne lucane, il “gran canyon” pugliese, i mandorli del barese sulla strada del ritorno. Penso che devo ritornarci e addentrarmi ancora più a fondo nel Nord-Ovest del Tacco.
Invito tutti a riscoprire questi luoghi come abbiamo fatto noi, giungendo lì con poche nozioni, pronti a lasciarsi trasportare dall’esperienza, ascoltando le storie che quelle terre hanno da raccontare.