Eccomi qui a raccontarvi un incontro, un libro e il suo autore che hanno arricchito la mia conoscenza sulla Puglia e i suoi cammini.
L’occasione mi si è presentata per caso un pomeriggio di marzo a Taranto.
Ero #azonzo nella Città dei due Mari, precisamente a Taranto Vecchia, e lì sono venuta a conoscenza di un incontro con il giornalista, scrittore e grande camminatore Paolo Rumiz.
Di nuovo Appia
Non conoscevo bene Paolo Rumiz, tanto meno non sapevo del suo interesse nei riguardi dei cammini e del rapporto cammino e scrittura.
Tema dell’incontro è la presentazione del suo libro Appia, un racconto di un’impresa conclusa il 13giugno 2015. L’obbiettivo ambizioso era ritrovare e tracciare la prima strada d’Europa, la Regina Viarum, che congiungeva Roma a Brindisi.
La scommessa era l’Appia, quintessenza di un’Italia minore di meraviglie nascoste.
Paolo Rumiz ci ha riconsegnato l’itinerario perduto di questa via abbandonata, la definisce
“strada laica” differenziandola ai cammini religiosi presenti in Europa. Ha deciso di percorrerla e raccontare «più per un dovere civile che per la letteratura» riportando alla memoria una strada che è la storia del nostro paese.
Non sono mancate le difficoltà lungo il percorso, svincoli da aggirare, guardrail, cementificazioni e la grande industria in terra tarantina che ha seppellito il percorso. Ha raccolto le testimonianze della gente comune che vive questi luoghi, abbandonati all’incuria della gente che non apprezza il grande tesoro del nostro territorio.
Mi sento arricchita
Il modo di raccontare di quest’uomo triestino mi ha conquistata:
dopo tutti questi viaggi qui al sud, io vi appartengo
Bellissime parole dettate dal cuore. Nella sua voce si percepisce tutto il bene rivolto al nostro sud, un sentimento che molto spesso noi ignoriamo, non prendendoci cura dell’ambiente che ci circonda. Paolo Rumiz ci sollecita ad avere un orgoglio di appartenenza per la nostra terra e ci invita a riconnetterci alla memoria perduta. La storia è presente in tutto il nostro territorio , non solo nei monumenti ma anche nella vegetazione che ci circonda (le mandorle introdotte dagli Arabi, gli ulivi dai Greci). Così da Spartaco a Federico II, dagli Arabi e ai Normanni sono presenti nelle nostre terre tracce di queste civiltà.
Un incontro inaspettato è stato quello con Rumiz. Ha solleticato la mia curiosità sullo slow tourism (un turismo che predilige la ricerca del dettaglio che spesso viene ignorato dal viaggiatore meno attento) e su un territorio della Puglia che non conoscevo: Gravina in Puglia (definendola l’Arizona di Puglia). Ho imparato l’importanza dei cammini e di come essi siano un modo nuovo di scoprire un territorio: attraversandolo lentamente si assapora l’essenza in ogni sua parte.
Zaino in spalla, quindi , andare #azonzo acquisterà un nuovo modo di viaggiare.